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Mevlana

Mevlâna Celaleddin-i Rumî e I'Ordine Mevlevi

Tomb of MevlânaI seguaci di Mevlâna Celaleddin-i Rumî, appartenenti peraltro ad un gran numero di fedi, sette e classi sociali, lo riconobbero come il loro capo spirituale; ma lui vivente non ebbero né tekke né regole fisse. Fu il figlio di Mevlâna, Sultan Veled (1226-1312) che, dopo la morte di suo padre (1273), consolidò l'ordine fissandone il rituale secondo regole precise che davano grande importanza alla danza (semâ).

L'Emiro selgiuchida Alamüddin Keyser (morto nel 1284) fece costruire una türbe (tomba) per Mevlâna, perché diventasse per i suoi seguaci luogo di riunione e meta di pellegrinaggio; e Sultan Veled fu incaricato di mantenere in buone condizioni la türbe mediante donazioni in denaro offerte dai fedeli. Da Konya inviò califfi a Kęrțehir ed a Erzincan per fondare zaviye e concentrare così i fedeli in piccoli centri locali, dipendenti dal centro principale. Nei secoli successivi le tekke dell'ordine Mevlevi furono dirette da Çelebi (nobili) discendenti di Mevlâna e l'ordine stesso assunse la sua forma definitiva durante la prima metà dei XV secolo. I Çelebi parvano spesso alla vita politica, che portò a frequenti differenze di opinione sull'uso dei fondi comunitari.

La dottrina Mevlevi era basata sulla musica, la danza e la poesia. L'importanza data al valore dell'amore e dell'estasi, la rese superiore alle altre scuole proprio a causa dei piaceri estetici che essa consentiva. L'ordine ebbe seguaci fra la massa del popolo e nei villaggi, ma dopo il XVI secolo i suoi adepti appartenevano soprattutto alle classi elevate delle città. Gli emiri, gli alti dignitari e gli stessi sultani appartenevano all'ordine insieme a studiosi ed ai cittadini ricchi, i quali alla fine costituirono la quasi intera totalità degli affiliati. L'ordine era suddiviso in 4 categorie: muhib, dede, sceicco e califfo; l'ordine Mevlevi ebbe notevole influenza sulla letteratura, la musica e l'arte turca, come pure su tutti gli aspetti della vita quotidiana, essendo la maggioranza dei suoi adepti reclutata soprattutto fra le classi medie ed elevate delle città, in netto contrasto con l'ordine Batinita: assumendosi così un ruolo primario nel mantenere l'esistente struttura sociale e politica.

L'ordine Gülseniye fu fortemente influenzato dalla dottrina Mevlevi, e il suo fondatore Hüsamüddin Çelebi di Konya, era figlio di un Ahi turco. Mevlâna Celaleddin Muhammed fu il primo grande pensatore, mistico scienziato ed artista dell'Anatolia selgiuchida del XIII secolo. Egli nacque il 30 settembre 1207 a Balkh prima capitale dell'antico territorio turco del Khorassan. Suo padre Bahaeddin Veled bin Hüseyin Hatibî conosciuto come Sultanül Ulema (sultano degli uomini di scienze) discendeva da una famiglia colta di Balkh; secondo alcune documentazioni scritte, la madre di Bahaeddin Veled era sorella del Sultano Harez-Machah Alaüddin Muhammed. Bahaeddin era interessato alla religione ed al misticismo: durante la mattinata insegnava teologia alla medresa, nel pomeriggio dissertava sulle verità ed i misteri della vita, mentre ogni venerdì dedicava il suo tempo alla predicazione, propagando apertamente le sue idee e teorie riguardanti soprattutto il misticismo. Ahmed Eflaki, autore del Menakibül-Arifin (leggende dei Saggi), dice che Bahaeddin Veled era in disaccordo con Fabreddin Razi (1209), maestro di Muhammed Harez-Machah, uno dei più grandi filosofi del tempo. Bahaeddin Veled in seguito cadde in disgrazia e fu obbligato a lasciare Balkh nel 1212-1213, quando Celaleddin Muhammed aveva soltanto cinque anni secondo quanto è scritto nel libro dello stesso Bahaeddin Maarif. In effetti, la ragione di questo trasferimento fu l'invasione mongola, poiché durante una visita a Bagdad nel 1217 egli apprese che i Mongoli stavano assediando Balkh. Secondo la tradizione, padre e figlio spesso conversavano con lo Sceicco Feridüddin Attar (morto nel 1221), che fece dono al giovane Mevlâna all'età di cinque anni del suo poema l'Asrarnâme. Bahaeddin Veled si mise in viaggio per l'Anatolia partendo da Hegiáz passando da Damasco; non sappiamo in quali città egli sostasse, ma è noto che prima di fissare la sua residenza a Konya passò sette anni a Laranda, oggi Karaman. In questa città Mevlâna sposò Gevher Hatun, figlia dello Sceicco Semerkandin e nel 1226 nacque suo figlio Sultan Veled.

Nello stesso anno Bahaeddin andò a Konya su invito dei Sultano Alaeddin Keykubad I ove godette di grande fama e rispetto; anche gli emiri e lo stesso Sultano andavano ad ascoltare ì suoi discorsi. Il precettore dei Sultano Badru'd-Din Gavhartach Dizdar fece costruire per lui la Hüdavendigar Medrese: chiara indicazione dell'ammirazione e dei rispetto di cui Bahaeddin godeva tra i suoi contemporanei. La sua unica opera è il Maarif, in quattro volumi, sul misticismo coranico.

Quando Mevlâna Celaleddin nacque nel 1207, suo padre Bahaeddin aveva 60 anni; egli grande mistico, aveva raggiunto il più alto grado dell'unione spontanea e sincera dell'anima con l'essenza del suo essere; era giunto alla comprensione diretta dell'anima e dell'Essere assoluto; aveva trovato l'immortalità nell'esistenza di Dio. La filosofia di Mevlâna deriva perciò dal pensiero di suo padre, per il quale provò rispetto, amore ed illimitata fiducia. Eflaki ci dice che lesse e rilesse più volte il Maarif, al fine di trovare la soluzione dei suoi problemi ed inoltre dall'opera in prosa dello stesso Mevlâna, il Fihi ma Fih apprendiamo che egli, nei suoi dibattiti, era uso ripetere alla lettera le parole di suo padre. Difatti in più di una occasione Țems-i Tebrizî lo invitò a non leggere più il Maarif che, egli sosteneva, influenzava troppo fortemente il suo pensiero.

Secondo il Maarif il misticismo è il raggiungimento della conoscenza, dell'estasi e dell'amore e non solo una unione puramente immaginaria. Diversamente dagli altri mistici, Mevlâna pose l'accento sull'amore ed il fervore. In lui, come in suo padre, si può osservare la transizione dall'unione spirituale al concetto unitario della natura umana, in modo che il sentimento dell'amore divino produca sentimenti di tolleranza e di amore-estasi verso tutta l'umanità.

Dopo la morte di suo padre nel 123 1, Mevlâna conobbe Burhaneddin Termizî grande studioso e profondo conoscitore di tutto lo scibile della sua epoca, e rimase per nove anni sotto la sua guida spirituale.

Seyyid Burhaneddin Termizî gli parlava dello stato "interiore" o spirituale di suo padre Sultanül Ulema e lo incitava a realizzarlo. Egli gli insegnò che senza questa vita interiore l'esistenza non aveva significato. Questa sola era la verità dei cuore umano; l'immortalità e la perfezione dell'anima sono due cose profondamente diverse e per ottenere ]'immortalità dell'anima è necessario raggiungere questa completezza interiore. Burhaneddin Termizî parlava anche dello "stato di grazia" che egli stesso aveva appreso da Sultanül Ulema; questo stato non era raggiungibile attraverso la scienza, ma doveva essere perseguito dedicando tutta l'anima alla sua ricerca. Mevlâna partì in seguito per Aleppo e Damasco per perfezionare le sue cognizioni nel campo delle scienze. È probabile che a Damasco nel 1232 abbia conosciuto lbn' Arabi, perché è noto che questi aveva lasciato Konya e si era recato a Damasco dove visse fino alla morte nel 1236; e il soggiorno di Mevlâna a Damasco nel 1232 è compreso appunto, in questo periodo. D'altra parte si deve notare che nessun accenno di questa visita è fatto nel Velednâme di Sultan Veled, figlio di Mevlâna. Eflaki narra che Mevlâna studiò giurisprudenza e le teorie praticate dalle sette religiose con il grande studioso e poeta Kemaleddin Adem, direttore dell'Università Halaviyye a Damasco, e che dopo questo periodo di rapporti con Mevlâna, Seyyid Burhaneddin Termizî si recò a Kayseri dove morì nel 1240. Dopo la sua morte Mevlâna per cinque anni insegnò giurisprudenza e scienze coraniche all'Università (medresse); ma le verità mistiche che aveva acquisito durante i nove anni passati con Burhaneddin lo avevano preparato per la sua grande avventura spirituale. Nel 1244 incontra Țems-i Tebrizî a Konya e si innamora di lui, nel senso mistico della parola. Questo amore gli ispirò potenti slanci mistici e poetici che lo portarono a trascurare i suoi doveri di predicatore, di müfti e di insegnante di scienza, ad abbandonare l'ascetismo e l'astinenza, a rinunciare, in una parola, al suo modo di vivere per acquisire una nuova personalità, la personalità dell'amante in estasi.

Ci si chiede a questo punto che tipo di uomo sia stato Țems-i Tebrizî, che fu capace di mutare rapidamente e con tanta facilità una personalità così forte come quella di Mevlâna. Una serie di ipotesi contrastanti è stata avanzata sia in tempi passati che più recenti. Mevlâna stesso arrivò al punto di divinizzare il suo "maestro", sempre nel senso mistico della parola, chiamandolo "oh mio Țems, oh mio Dio". Sultan Veled, figlio di Mevlâna che conobbe bene Sems-i Tebrizî spiegò il rapporto che legava i due uomini nel seguente modo, nel tentativo di illuminare coloro che giudicavano la vicenda basandosi soltanto sulle apparenze: "Appena scorse il viso di Țems, i misteri gli si rivelarono come la luce del giorno. Vide quello che nessun uomo aveva mai immaginato. Si innamorò e fu perduto: grandezza e bassezza gli furono ugualmente indifferenti".

Ed anche le parole che seguono sono rivelatrici del carattere e della personalità di Sems-i Tebrizî: "C'è un mondo al di sopra dei mondo dei Santi (Evliya): il mondo degli adorati (Makam-ę Masuk). Prima di Țems-i Tebrizî noi non sapevamo nulla di ciò. Țems è quindi uno di coloro che sono agli occhi della gente ordinaria anche più misteriosi ed incomprensibili dei mistici; cioè gli amanti. Fu lui a mostrare la via a Mevlâna, E Mevlâna disse che gli fu necessario rapprendere tutte dopo il suo incontro con Țems". Eflaki narra nel sue Menakibül Arifin che durante questo periodo della sua vita, per suggerimento di Țems, Mevlâna cominciò a praticare e ad insegnare il Semâ.

mevlana2_s.jpg (9102 bytes)Il Semâ

Semâ significa volteggiare, ballare, raggiungere l'estasi attraverso la musica. Molti mistici secondo le necessità della loro anima praticarono il Semâ come sorgente d'estasi. Mevlâna lo considerava come una forma di preghiera e di adorazione confrontando colui che canta durante il Semâ all'Iman che officia durante la namaz (preghiera). Nei suoi poemi chiama il Semâ "nutrimento delle anime amanti", attività permessa ad amanti e mistici, ma preclusa ai fanatici.

Nel 1245 Țems fuggì a Damasco per sottrarsi alla gelosia dei discepoli di Mevlâna, ma l'insistente supplica di Mevlâna, che non poteva sopportare la separazione dal l'amato, lo fece ritornare a Konya accompagnato da Sultan Veled e gli fece sposare la sua figlia adottiva Kimya Hatun. Contemporaneamente un gruppo di discepoli di Mevlâna, compreso il suo secondogenito Alaeddin Çelebi, iniziarono di nuovo a tramare contro Țems del quale erano gelosi e poco tempo dopo, nel 1247, Țems scomparve misteriosamente. Mevlâna piombò nella disperazione più profonda e fece due viaggi a Damasco alla ricerca di Țems. Sultan Veled narra che le parole ed il comportamento di suo padre fecero una strana impressione sul popolo di Damasco, benché Eflaki dichiari che in questa città raccolse molti nuovi seguaci.
Dopo la scomparsa definitiva di Țems, Mevlâna oscillò tra speranza e disperazione; si abbandonò al Semâ con tanta passione che suo figlio Sultan Veled, benché devoto a suo padre, si sentì in dovere di rimproverarlo sia pure rispettosamente. Ballava dappertutto nelle strade, nel convento, nelle medrese. Infine dopo lunga ricerca, Mevlâna ritrovò Țems in se stesso: cioè come certi mistici e come suo padre stesso, cominciò ad essere dominato dall'idea e dallo stato di identificazione con l'essere adorato. In altre parole Mevlâna aveva una fede sconfinata nella unicità di Dio ed avendo perduto l'amore assoluto trovato in Țems, lo riconquistò dopo un lungo periodo di ricerca, prima in se stesso e poi dappertutto e in tutte le cose. Fu cioè in grado di liberarsi da "colori ed immagini", come egli stesso diceva, e di pervenire ad un mondo di un solo colore: cioè all'unione dell'anima e dello spirito.

L'influsso di Țems spiega anche la passione di Mevlâna per il Semâ, per la musica e la poesia. Nei suoi stessi poemi il Divan-ę Samu-l Hakayik, destinato ad immortalare Țems, Mevlâna raggiunge la più alta espressione di panteismo, sotto l'impulso di un amore fervente e di una ispirazione sublime e divina. Questi scritti hanno valore documentario essendo la descrizione dei suoi sentimenti, dei suoi conflitti interiori e delle sue lotte mistiche.

Al fine di individuare l'importanza dell'influenza spirituale che Țems esercitò su Mevlâna, è necessario confrontare gli scritti di Mevlâna con il Makalât, nel quale sono contenuti gli insegnamenti di Țems. Ci sono passaggi nel Mesnevi di Mevlâna che sono chiaramente ripresi dal Makalât.

Nel 1257 Mevlâna incontrò un altro uomo che prese il posto di Țems nel suo cuore: Salahüddin, un gioielliere di Konya. Bellissimo d'aspetto, semplice di cuore, prudente e devoto, ebbe l'abilità, con il suo potere di persuasione e la sua accortezza, di calmare Mevlâna e di restituirgli la pace dello spirito. Mevlâna lo nominò suo califfo e dette in moglie a suo figlio, Sultan Veled, la figlia di Salahüddin, Fatma Hatun, per stabilire anche dei legami di parentela. Salahüddin stesso aveva un profondo rispetto per il maestro di Mevlâna, Burhaneddin oltre che per Țems-i Tebrizî. I gelosi discepoli di Mevlâna minacciarono Salahüddin di morte, ma Salahüddin si rivolse a loro con queste parole:

Come potete mettere fine alla mia vita, che è nelle mani di Dio? Non infuriatevi, perché Mevlâna mi ha scelto come suo compagno, perché io sono soltanto uno specchio. Mevlâna vede se stesso in me: come avrebbe potuto non scegliere se stesso ? Quello che egli ama in me è la sua stessa bellezza.

Il Mesnevi

Mevlâna scrisse 71 ghazels (poemi) a Salahüddin, che morì nel 1262; e nelle sue lettere si riferisce a lui come al "Bayezid" del suo tempo, al "polo dei poli". Dopo la sua morte Hüsamüddin Çelebi di Urumiye divenne califfo e compagno di Mevlâna, e lo spirito di Mevlâna, che sembrava ormai essersi placato, prese slancio verso nuove ispirazioni, e sotto l'influsso di questa recrudescenza di passione, produsse il Mesnevi. Sulla base di opere mistiche e didattiche come lo Ahinâme ed il Mantiku't Tayr dello Sceicco Feridüddin Attar che godette di grande favore tra i dervisci, Hüsamüddin Çelebi implorò il suo sceicco di scrivere un Mesnevi che avrebbe dovuto istruire l'iniziato sulle regole dell'ordine e sulle realtà mistiche. Mevlâna allora estrasse dalle pieghe del suo turbante uno scritto con 18 versi e rispose che aveva già ideato da tempo un'opera del genere. Partendo da queste premesse cominciarono a comporre il Mesnevi: Mevlâna parlava e Hüsamüddin Çelebi scriveva le ispirazioni ed i pensieri del suo sceicco. Quando il primo volume fu completato, la moglie di Hüsamüddin mori e il lavoro di redazione subì un arresto di due anni. Più tardi, dietro la preghiera di Hüsamüddin, il lavoro fu ripreso ed i sei volumi del Mesnevi, composto da 26.000 versi, furono completati. L'intera opera durò sette o otto anni: non si conosce la data esatta né dell'inizio né della fine, ma nel secondo volume si dice che il 1264 fu la data dell'inizio. Verso la fine dei primo volume, è scritto che gli Abassidi regnavano a Bagdad durante la sua stesura, dal che si deduce che il primo volume deve essere stato scritto nel 1258.

Uno dei capolavori della letteratura mistica islamica, il Mesnevi è un'opera morale e didattica scritta soprattutto per iniziati e discepoli. Segue largamente il modello di Attar e Senai (morto nel 1131) ed esprime idee, precetti ed opinioni sotto forma di parabole. La trama del soggetto principale è interrotta dall'inserzione di altri racconti, ma è successivamente ripresa e completata. Mevlâna non era un formalista e in questa opera, diversamente che nel Divan-ę Kebir, ha scelto il verso soltanto per il suo valore educativo.

Questa volta non vi furono opposizioni all'amicizia di Mevlâna con il suo discepolo, e dopo la sua morte avvenuta il 17 Dicembre 1273, Hüsamüddin Çelebi, spinto dalle insistenze di Sultan Veled, accettò di diventare califfo.

La morte di Mevlâna che avvenne a Konya dopo breve malattia, fu uno dei maggiori avvenimenti dell'epoca. Uomini di tutti i paesi, classi sociali e religioni seguirono il suo corteo funebre e vegliarono notte e giorno sulla sua tomba. L'avvenimento è descritto nel Menakibnâme di Ahmed Eflaki con queste parole: "In lui i Cristiani piansero il loro Gesù, gli Ebrei il loro Mosé." Un sacerdote espresse il sentimento che tutti gli uomini provavano per lui: "Mevlâna è come il pane: chi potrà pensare di allontanarsi da lui ?" La vera grandezza di Mevlâna consisteva nel fatto che mentre le varie religioni e sette acquistano forza per separazione e differenziazione, egli riunì tutte le religioni e le sette nel grande anelito dell'amore, donando nuova vita agli spiriti inerti e aridi, in una vera resurrezione dell'anima umana.

Nel Fihi ma Fih, raccolta dei detti di Mevlâna, preparata da suo figlio Sultan Veled o da uno dei suoi discepoli, troviamo l'espressione della sua concezione mistica della morte: "Non accusare morte e malattia per me, perché la morte esiste solo per nascondere la verità; quello che in realtà uccide è la perdita della grazia incomparabile di Dio". Nella stessa opera troviamo la sua concezione sull'al di là in chiave religiosa: un mondo spirituale al di là del mondo terrestre, i cui piaceri transitori non soddisfano; un mondo che l'uomo ama e crea con le sue lotte e nel quale troverà pace e serenità.

Mevlâna ebbe due figli dalla sua prima moglie Gevher Hatun, Sultan Bahaeddin Veled ed AIaeddin Çelebi, e due figli dalla seconda Kena Hatun, Muraffuru'd-Din Alim Çelebi e MeIik Hatun. Fra tutti questi suoi figli quello che più gli assomigliava fu Bahaeddin Veled, che fu perciò allevato con grande cura ed al quale il padre di Mevlâna, Sultanül Ulema Bahaeddin Veled, diede il suo nome.

Nel 1284 dopo la morte di Hüsamüddin Çelebi, Sultan Veled fu nominato califfo su invito pressante degli affiliati e tenne questa carica fino alla sua morte nel 1312. Durante questo periodo scrisse le sue opere e cercò di organizzare l'ordine Mevlevi aggiungendo nuove norme e nuovi metodi alla struttura di cui suo padre aveva posto le basi.

Mevlâna il filosofo mistico

mevlana.jpg (10059 bytes)Dopo aver descritto la vita, le opere e le idee di Mevlâna, così come esse emergono dai suoi stessi scritti, sembra opportuno tentare una definizione della sua personalità mistica e spirituale. Mevlâna non era un filosofo ma un mistico. E poiché il misticismo è in fondo una teoria filosofica egli può essere considerato come un filosofo mistico.

Nello stesso tempo era un moralista ed un acuto psicologo con una profonda comprensione degli uomini in tutti i loro aspetti, sia come individui che come esseri sociali; un uomo che esercitò grande influenza sugli altri, ed allo stesso tempo fu un grandissimo poeta.

Mevlâna era in disaccordo con i filosofi perché essi davano importanza soltanto alla ragione: secondo il suo punto di vista era necessario prendere in considerazione anche i sentimenti dell'uomo. L'uomo è sempre alla ricerca dell'ineffabile, e Mevlâna dando più importanza al sentimento che alla ragione, credette fermamente che il solo modo per avvicinarsi all'Essere assoluto era quello del cuore e mediante la sintesi tra il mondo esteriore e quello interiore. Il mondo esterno, egli insegnava, è soltanto la schiuma sulla superficie dei mare: il mondo interiore è lo stesso mare infinito, invisibile e percettibile soltanto con il cuore. Per Mevlâna, razionale nella vita di tutti i giorni, ma guidato dal sentimento nel raggiungimento delle verità mistiche, la via del cuore è l'amore. La sola via per raggiungere l'Essere assoluto è l'amore; l'Essere assoluto è Dio e l'amore di Dio si può trovare dovunque, ed ogni cosa conduce a Dio. Se amiamo tutto in vista di Dio, e questo amore ci conduce verso Dio, noi troveremo Dio alla fine dei cammino. L'essenziale è amare e avere la capacità di innamorarsi. Mevlâna crede che l'anima umana può unirsi all'infinito ed identificarsi con l'infinito annullando la sua essenza e seguendo la via del cuore. Dio è verità assoluta, assoluta bellezza ed assoluta luce. Il mistico che riesce ad annullare il suo proprio essere e a farsi rapire dall'estasi può raggiungere comprensione e conoscenza.

Mevlâna dà grande importanza al Semâ perché i piaceri e l'entusiasmo derivanti dal Semâ, moralmente esaltanti e puramente estetici, trasportano l'uomo lontano dal mondo materiale. Il Semâ è lo spirito universale che danza intorno allo spirito come la falena svolazza intorno alla candela bruciandosi le ali. L'universo emana dal singolo Essere che è Dio. Tutte le forze e tutte le cose sono soltanto manifestazioni di Dio sotto diverse forme. In questo Essere è l'unione, e Mevlâna crede nell'unione di tutte le religioni.

Nel campo della morale i principi ai quali attribuisce maggiore importanza sono quelli che procurano serenità all'individuo ed alle persone con le quali egli viene in contatto: qualità moralmente edificanti quali modestia, pazienza, rassegnazione, abnegazione, gentilezza ed onestà. Egli insegnò ai suoi discepoli di evitare qualsiasi discriminazione di colore, razza, e classe, ricchezza o potenza, di amare e rispettare tutti gli uomini in quanto ogni uomo è il riflesso dell'Essere assoluto. Questa è forse la maggiore differenza tra il suo pensiero mistico e quello degli altri mistici. In nessuna altra religione o setta l'amore per l'umanità e il concetto di tolleranza sono espressi con tanta lucidità e purezza. Con la sua invocazione "venite, lasciate che tutti gli uomini vengano " egli incita tutta l'umanità a seguire le sue dottrine e impone a se stesso il dovere di educare e sublimare l'umanità. E' così ad un tempo educatore e filosofo.

Mevlâna , la cui grandezza è rivelata nelle sue opere e nelle dottrine dell'ordine Mevlevi che tanto profondamente influenzano la vita artistica ed intellettuale dei popolo turco, fu un saggio, un filosofo mistico, un pensatore spirituale di tutta l'umanità.

Venite, venite chiunque voi siate;
che tu sia infedele idolatra o pagano, vieni.
Il nostro convento non è un luogo di disperazione.
Anche se sei tornato cento volte sul tuo giuramento, vieni egualmente.

Source:
Arte della Cappadocia

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